Il lagotto romagnolo o più semplicemente lagotto, è una razza canina, dalle antiche origini italiane, che si è sviluppata nelle zone paludose del sud del delta del Po: specificamente nel ravennate e nelle pianure di Comacchio. Dotato di eccezionale olfatto, è l’unica razza al mondo specializzata nella cerca del tartufo; è un cane usato anche in antichità.
VIDEO INTERVISTA A QUINTINO TOSCHI (1988)
Lo standard del lagotto romagnolo è stato approvato dall’ENCI nel luglio 1992; mentre il 10 marzo 1995[1], la razza è stata riconosciuta a livello internazionale dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI); secondo la stessa FCI la razza appartiene come classificazione al Gruppo 8: Cani da riporto, cani da cerca, cani d’acqua
Negli anni settanta, grazie all’attività di quattro appassionati ed esperti cinofili, la razza cominciò a riacquistare l’originale purezza, che gli accoppiamenti con altre razze avevano in parte compromesso. I quattro autori della rinascita della razza furono Quintino Toschi, presidente del locale gruppo cinofilo di Imola, Francesco Ballotta, allevatore e giudice ENCI, Antonio Morsiani, cinologo, giudice ed allevatore e Lodovico Babini, esperto cinofilo romagnolo.
Grazie ad essi la razza si avviò verso una rinascita; rinascita che ha il suo apice nel 1988 con la nascita del Club italiano lagotto,[2] che annovera oggi centinaia di iscritti. Il Club italiano lagotto ha contribuito in modo decisivo per ottenere il riconoscimento internazionale definitivo da parte della FCI. Inoltre ha parallelamente contribuito allo sviluppo internazionale degli iscritti della razza nei Club nazionali, in paesi come la Svizzera, l’Austria, l’Olanda, la Germania, la Francia, la Finlandia, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, la Gran Bretagna, la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria, la Repubblica di San Marino, la Spagna, gli USA, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Sudafrica. Con lo scopo di unire a livello internazionale i clubs e gli appassionati di questa antichissima razza il Club italiano lagotto, su proposta del suo presidente Giovanni Morsiani, ha fondato l’UMLAG (Unione mondiale dei clubs del lagotto).
I cuccioli iscritti all’ENCI già nel 2002 superavano la quota di 900[3]. Nel 2011 i cuccioli iscritti in un anno hanno superato le 1800 unità.
Lo standard morfo-funzionale e lo standard morfologico ufficiale della razza è stato redatto nel 1991 da Antonio Morsiani, grande cinologo scomparso nel 1995. I commenti allo standard, indispensabile studio di zoognostica canina (cinognostica) applicato alla razza, sono stati redatti dal figlio di Antonio, Giovanni Morsiani e pubblicati nel suo libro sul lagotto romagnolo edito nel 1996 da Mursia – Milano.[1]
Fin dal 1992 il Club Italiano Lagotto ha inoltre iniziato il controllo ufficiale della displasia dell’anca in collaborazione con la CE.LE.MA.SCHE fondata dal Dr. Cesare Pareschi di Ferrara e la SCIVAC diretta dal Dr. Aldo Vezzoni di Cremona, effettuando anche controlli per le principali patologie ereditarie cardiache e oculari. Infine, vengono organizzate, su tutto il territorio italiano da parte del Club Italiano Lagotto, le prove attitudinali di cerca del tartufo nel tentativo di migliorare le eccellenti qualità funzionali della razza[3]. Dal 2012 le Prove di Cerca del Tartufo riservate al lagotto romagnolo sono state ufficialmente riconosciute dall’ENCI e, a conclusione di un iter durato oltre trent’anni, il Club Italiano Lagotto vede la formazione di 12 nuovi giudici di prove, tutti esperti allevatori di lagotti e tartufai spesso da generazioni, integralmente formatisi al suo interno e che vanno ad aggiungersi ai giudici specialisti storici già attivi da anni in esposizione e prove di lavoro di questa razza.
Fonte dei testi: Wikipedia Licenza: CC BY-SA 4.0
Video: Club Italiano Lagotto